Giovedì 16 giugno. Diversi siti di informazione, divulgano la notizia che un uomo di origine iraniana si è cosparso di benzina dalla testa ai piedi minacciando di darsi fuoco con un accendino. Motivo? Solo noi ne siamo a conoscenza, e attraverso questo racconto arriveremo ad illustrarlo. Questa è la storia di un palazzo milanese nel cuore della “city”. Un palazzo bello, solido, austero e ricco di quella dignità architettonica che è onore e vanto della borghesia meneghina. Ma questa è anche una storia di fantasmi, replicanti e superstiti di anni un po' distanti e un po' recenti. In questo palazzo si intersecano vite parallele. Un personaggio degli “anni ruggenti” del berlusconismo nascente, un signore iraniano poco ruggente e molto struggente e una coppia alquanto particolare, almeno apparentemente. Il primo, vive al secondo piano, il secondo nel sottoscala fra macerie mai rimosse, ai limiti della sopravvivenza e i due, al primo piano del palazzo, tra arredi, affreschi e stucchi pregiati. Potrebbe succedere ad un qualsiasi turista che visita Milano, di passeggiare per le vie del centro, esattamente in Via Larga e per sbaglio intrufolarsi in una delle tante viuzze che la incrociano. Una di queste è via Chiaravalle. Percorrendola, il turista non potrebbe non accorgersi di un palazzo imponente e dall'aria prestigiosa, ma mai la sua immaginazione potrebbe arrivare a pensare che quel palazzo, ai civici numeri 7 e 9 è quello che per certi versi ha segnato la storia dell' Italia degli ultimi vent'anni. E già, perchè al secondo piano di questa maestosa struttura vive un personaggio molto particolare, ormai anziano e malato, ma segnato da un passato a dir poco burrascoso e da una vita condotta sempre borderline. Si tratta di Filippo Alberto Rapisarda, controverso finanziere siciliano che a partire dagli settanta si trova al centro di vicende assai ingarbugliate, con intrecci politico affaristici di cui ancora si parla e nei quali si cerca ancora la verità.
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